Le religioni si chiedono chi abbia creato l’Universo. 

La scienza si interroga su come sia nato e, in subordine, se nell’Universo ci siano altre forme di vita. 

L’Astronomia genetica si domanda se l’Universo sia in sé vita, se cioè è possibile pensare a questo Universo (senza peraltro escludere altri Big Bang e altri Universi) come a un organismo vivo e vitale, di cui la Terra e il Sistema solare non sono che una parte infinitesimale, atomica, della struttura (del tessuto) che lo compone.

Se si accoglie l’ipotesi secondo la quale la nascita dell’Universo non è stato un accadimento accidentale ma, come per le nascite che conosciamo, il frutto di circostanze non casuali ma causali legate all’espressione di una Intenzione in grado di determinarne l’accadimento e di orientarne gli sviluppi nel tempo, la naturale conseguenza è solo una: l’Universo non è solo una creazione: è esso stesso una creatura, un organismo vitale di dimensioni incalcolabili: qualcosa di singolarmente (nel senso di unitario) e ‘specialmente’ fecondato e vivente. E se così stanno le cose, la Terra – che da quell’evento iniziale è derivata – altro non è che una minuscola parte di quell’organismo misterioso che, a quanto pare, è tuttora in espansione (e quindi in crescita). 

Forse è venuto il momento di farsene una ragione.

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WILLIAM CLOUSTER

 

 

William Clouster (Brighton, 1987), laureato in Astronomia a Cambridge, è ricercatore nel campo dell’astro-fisica, con specifiche competenze anche in fisica quantistica e matematica. Studia e lavora a Londra dopo una lunga esperienza negli Stati uniti.

Quello di William Clouster è in realtà lo pseudonimo di uno scienziato inglese che corrisponde esattamente (anche per età e luogo di nascita) alla persona sopra descritta. La scelta di un nome ‘di penna’, così come per la sua collega di ricerca Marie-Christine Dubois, risponde al desiderio (per usare le parole del diretto interessato) “di non esporsi direttamente ai giudizi sommari e ai pregiudizi che sovente emergono da parte di un certo mondo scientifico e accademico a fronte di ipotesi di lavoro che - come per l'Astronomia genetica - possono apparire eccessivamente innovative ed essere lette addirittura come provocatorie”.